Anche in Lombardia, la Regione italiana con la maggiore occupazione femminile e con il mercato del lavoro più sviluppato, le donne che lavorano guadagnano meno degli uomini. È un problema, quello della mancanza di parità retributiva, dovuto non solo a questioni organizzative, relative alla conciliazione del lavoro con gli impegni legati alla cura dei famigliari, ma anche a un’impostazione culturale persistente e difficile da cambiare. Se, ancora oggi, le donne guadagnano meno degli uomini è principalmente perché hanno carriere discontinue, perché accedono con più frequenza al part time e a forme di lavoro precario, ma anche perché in minor numero scelgono percorsi formativi scientifici e tecnici che portano, una volta conclusi, ad avere retribuzioni migliori.
Il gruppo regionale lombardo del Partito Democratico, con la consigliera Paola Bocci e il capogruppo Fabio Pizzul, ha presentato oggi, 3 maggio 2019, un progetto di legge regionale che si prefigge di correggere questa disparità salariale con iniziative che vanno dalla raccolta ed elaborazione di dati, all’orientamento alle materie scientifiche e tecniche per le ragazzine in età scolare, alla sensibilizzazione delle aziende.
L’Italia è il Paese europeo con la più bassa occupazione femminile, il 48,9% contro il 62,4% di media europea, mentre la Lombardia si attesta sul 59,3%. Il divario salariale orario medio non è elevato, perché è pari al 5,5%, ma a cambiare è il numero delle ore lavorate: se si guarda la retribuzione annuale media, la differenza tra uomini e donne è del 43%.
Un altro fattore, non abbastanza considerato, è la differenza nella scelta della carriera universitaria: la popolazione universitaria è per il 54% femminile, ma scende al 33% nelle facoltà scientifiche e tecniche, soprattutto in ingegneria dove si ferma sotto il 24%.
Il gruppo regionale del Pd ha svolto per diversi mesi incontri di approfondimento con esperti del settore e le sollecitazioni emerse da questo percorso indicano che la soluzione del divario retributivo sta nell’azione coordinata di più livelli istituzionali che devono attivarsi sia sull’adeguamento normativo, sia nella promozione di un costante confronto con le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali, azione coordinata che non può prescindere dall’adesione e promozione di un cambiamento culturale.
Come tutti i livelli istituzionali, anche la Regione Lombardia deve mettere in campo norme e azioni concrete per contrastare il fenomeno del divario salariale.
Uno di questi consiste nel modificare la Legge Regionale quadro che contiene provvedimenti a sostegno della parità lavorativa, la Legge n.22 del 28 settembre 2006 (Il mercato del lavoro in Lombardia). Il Pd propone di emendarla, aggiungendo quanto segue:
Il Pd propone di stanziare per queste politiche tre milioni di euro l’anno.
Ecco la dichiarazione della consigliera regionale Paola Bocci, prima firmataria del provvedimento:
“Anche in Regione Lombardia, le donne spesso guadagnano meno dei loro colleghi uomini, pur facendo lo stesso lavoro. Le ragazze, a scuola, sono spesso più brave dei loro coetanei, ma quando iniziano a lavorare il loro percorso di crescita è più lento e spesso si interrompe per motivi di famiglia, perché su di loro grava in misura maggiore, se non esclusiva, il carico di cura dei figli e dei congiunti anziani o malati. Le donne, quindi, guadagnano meno quando lavorano e sono destinate ad avere pensioni inferiori, una volta raggiunta l’età. Questa è una disparità che va superata e le istituzioni possono fare molto. Noi proponiamo di cambiare la legge regionale sul mercato del lavoro. La Regione Lombardia deve attivarsi per la parità salariale, facendo emergere le ragioni di questo divario, premiando le aziende che lo contrastano e favorendo la formazione scientifica e tecnica delle ragazze. Non ultimo, occorre un tavolo di monitoraggio che tenga insieme istituzioni, università, associazioni di categoria e sindacali che verifichi l’evoluzione del fenomeno e studi correttivi che possano essere messi in campo dalle aziende o dalla Regione stessa”.
Video di Paola Bocci